Sabato 6 aprile

Evento Umbria

L'evento fa capo a San Gemini e si consiglia il pernottamento nelle vicinanze. Per chi lo voglia si cena insieme il sabato a San Gemini.

L'Anello di Scoppio

Premessa: quasi al confine tra Lazio e Umbria si snoda, fra i Monti Martani, il percorso impegnativo che mira far conoscere una serie di piccoli borghi medioevali fra cui spicca il paese fantasma di Scoppio Vecchio.

Descrizione: il percorso impegnativo, di tipo montano, si sviluppa nelle cosiddette terre Arnolfe* e parte dall’ampio parcheggio delle terme di Amerino (300 m. s.l.m.) presso Acquasparta in provincia di Terni (Umbria). Facilmente raggiungibile dall’uscita omonima della SS 3 bis. (E45), il giro ha una lunghezza di circa 48 km con dislivello di 1100 m. E' presente un tratto duro in salita di circa 200 m. da fare a piedi. Tutto ciò suggerisce una gestione oculata delle proprie energie con conseguente buona forma fisica per i possessori di MTB mentre per le E-BIKE raccomando un’ottima carica e gestione della potenza con il riguardo alla funzionalità walk.  

Da sottolineare la presenza di fontanelle nella prima parte e nel finale di percorso.

Dalle Terme si segue la strada che va a scoprire Acquasparta annoverato tra i borghi più belli d’Italia dove, nella Piazza dedicata a Federico Cesi, si può degustare un ottimo caffè/colazione. Una volta usciti dalla Porta Romana si percorre la via Tiberina che si lascia presto per un primo sterrato e una ripida rampa che arriva al borgo di Portaria (470 m. s.l.m). L’intento è quello di far vivere queste perle sospese nel tempo incastonate nelle foreste dei Monti Martani già protagonisti del giro con partenza da San Gemini. Si va così ad integrare ,in maniera ottimale, la conoscenza della zona. Il prossimo obiettivo, Casteldelmonte (642 m. s.l.m.), si raggiunge con salita agevole su stradello prima asfaltato e poi sterrato dal 10 chilometro. Il minuscolo borgo si trova praticamente sul valico in posizione strategica tra Todi e Spoleto che lungamente ne contesero l’appartenenza. Alla fine fu sottomesso a Todi, le cui insegne cittadine si trovano ancora sulla porta della torre del piccolo centro storico (lo stemma dell'aquila). Originariamente un castello, nel XV secolo venne trasformato nella forma attuale. Dopo un saliscendi che tocca gli 800 m di altezza nel lussureggiante verde delle querce e dei faggi si arriva a lo Scoppio che dà il nome al giro (640 m. s.l.m.). Posto a picco sul Fosso della Matassa, lo Scoppio di Acquasparta è un suggestivo borgo che deve al nome proprio alla sua posizione: quello scopulus che definiva per i latini una rupe sconnessa o scogliera. Da annoverare la Chiesa di San Michele Arcangelo, edificata attorno al XI-XII secolo con l’altare che conserva la simbologia dell’Ordine dei Cavalieri del Tempio di Salomone e affreschi di Piermatteo Piergili risalenti al 1576. Dopo una sosta meritata si affronta la parte più ostica del percorso che va a toccare anche la quota più alta di circa 915 m. Una volta superato il valico si arriva al bel Rifugio Terzo San Severo affiancato da un laghetto artificiale con ottima visuale sul versante Spoletino. Anche qui il verde di questi monti cela un prezioso sito archeologico risalente al neolitico. Trattasi di un’antichissima costruzione di pietre disposte in circolo simile alla nota Stonehenge. Finalmente si inizia a perdere quota con decisione fino ad una carrareccia che con fondo a tratti sconnesso prima risale per poi piombare con una serie di tornanti sul borgo di Colpetrazzo. Praticamente un Castello del 1300 rimasto intatto fino ai giorni nostri. Riempite le Borracce (300 m.s.l.m) si continua a scendere veloci per giungere a prendere una provinciale che si lascia per seguire dopo un piccolo guado (229 m.s.l.m.) l’antica via Flaminia. La si percorre per un bel tratto con passaggio all’ultima chicca del giorno il ponte Fonnaia databile al 220 a.C. La poderosa costruzione viaria, ad una sola arcata a tutto sesto obliqua rispetto alla direttrice del ponte, costruita in grossi blocchi di travertino squadrati e dotati di bugnatura. Il ponte ha una larghezza di 20 metri ed è alto circa 10 metri e si presenta nella veste assunta dopo i restauri di età augustea (27 d.C.). In breve ecco la provinciale che con l’ultimo km raggiunge Acquasparta e quindi il punto di partenza di questo splendido itinerario nella verde Umbria.

Caratteristiche tecniche: percorso impegnativo di tipo montano con lunghezza di circa 48 km e dislivello di circa 1.100 m. Sono presenti 2 salite principali con la seconda in parte da affrontare a piedi (200 m). In questo percorso, visto il fondo quasi perfetto, si può mantenere una pressione alta degli pneumatici. Il fondo sterrato copre quasi l’80 % del tracciato. 

Vi aspetto e Buon divertimento

* Terre Arnolfe, gruppo di castelli fra Terni, Narni e Spoleto, così chiamati da un antico signore, un conte Arnolfo di origine germanica, soggetti al duca di Spoleto. L’unità amministrativa fu mantenuta anche dopo la donazione fattane alla Chiesa da Enrico II (1014) e confermata da Rodolfo d’Asburgo (1278).

 

Impegnativo



Domenica 7 aprile

San Gemini e i monti Martani

Premessa: in quella parte d’Italia che è l’Umbria dove la spiritualità s’intreccia con la natura e la storia in un connubio indissolubile ho disegnato un’escursione degna di tutto ciò alla ricerca, come sempre, anche di originalità.

Descrizione: il percorso impegnativo si snoda ad anello e inizia dal vecchio parcheggio della fonte San Gemini a quota 367 m (a fianco è presente un Bar molto utile sia in partenza che all’arrivo) facilmente raggiungibile dall’uscita San Gemini nord della SS 3 bis. Attenzione siamo di fronte ad un giro esplosivo a ridotto chilometraggio, circa 30, con dislivello elevato di circa 1000 m e con tratto in salita e in discesa duro da affrontare. Come sempre non è una gara quindi senza problemi in caso si consiglia di procedere a piedi.  

Si segue la strada per uno dei borghi più belli d’Italia che è San Gemini sfruttando anche comode piste ciclabili. Si capisce subito il carattere del giro che dopo una partenza dolce s’impenna per raggiungere e passare una delle splendide porte presenti dell’antica cinta di mura (337 m). Si è accolti dalla chiesa di San Giovanni Battista che nella forma attuale si fa risalire al VI secolo per volere di Costantino Vescovo di Narni. Le case tra i vicoli, unite da sottili archi, sembrano abbracciarsi e a volte fondendosi creano piccoli tunnel dove le travi di quercia a vista sono esempio di eleganza e semplicità architettonica. Queste pregevoli qualità sono proprie del Palazzo Vecchio costruito nel XII secolo con il vastissimo arco a tutto sesto e la scala monumentale. L’edificio risulta addossato alla torre Esperia impreziosita dalla vela, aggiunta in epoca successiva, che ospita la campana realizzata nel 1318 dal maestro Stefano da Orvieto. Lo sguardo si perde tra i tanti particolari ben evidenziati dalla segnaletica che palesa le radici romane con il tracciato della via Flaminia, con la presenza di cisterne e di splendidi mosaici policromi. La chiesa di San Francesco edificata tra il 1235 e il 1241, l’omonima piazza e la porta Romana chiudono questo spettacolo medievale e così si piega in picchiata a sfiorare e seguire il colle del borgo. Passato un piccolo invaso e superata, con sottopasso, la super strada di colpo la strada si trasforma in un vero e proprio muro su sterrato.

Dosare le energie è indispensabile ma va sottolineato che presto ci si accorge che quella armonia e bellezza appena vissute la si ritrova attraverso il quadro di vigneti e uliveti perfettamente curati alternati ad antichi casolari spesso incorniciati dalle pennellate verdi dei cipressi. Si percorre un piccolo vocabolo che accompagna al minuscolo scrigno che è la chiesa di Santa Maria di fuori per poi raggiungere il borgo di Cesi (423 m s.l.m.). Anche qui siamo difronte a capolavori offerti dalla chiesa di Sant’Angelo, risalente all’XI secolo e rimaneggiata nel 600, dal Palazzo Contelori e dalla bella porta medievale. Una leggenda narra che le intense correnti d’aria di questa zona sarebbero provocate dall’azione di Eolo, il dio dei venti che dimora nelle grotte della montagna di Cesi.

Il lussureggiante verde che lambisce il borgo da inizio al cammino verso i Monti Martani da considerare come vero e proprio orto botanico la cui estensione da nord a sud ricomprende le province di Perugia e Terni. Un erto vocabolo accompagna alla chiesa e ai ruderi del convento di Sant’Onofrio che con la terrazza naturale affaccia sulle cosiddette terre Arnolfe* di cui Cesi era la capitale in posizione strategica. Il poderoso contrafforte roccioso a picco sul paese e i resti del convento danno vita ad un ambiente mistico molto suggestivo che invita ad una piacevole sosta.

Si continua in salita con tratti di notevole pendenza tra panorami superbi dove, tra lecci e roverelle, svettano torri che tracciano una linea lungo la dorsale del monte Torre Maggiore (1.121 m). Passato un piccolo osservatorio astronomico si raggiunge un’altra perla di questo nostro vagare in questa terra dove la storia si accavalla, il cristiano e il pagano si mescolano unendosi nella linea sottile del rapporto tra uomo e Divinità. Tra cielo e terra si staglia, su uno sperone di roccia calcarea fortificato da popolazioni umbro-sabine, la poderosa Chiesa romanica di Sant’Erasmo (XII sec.). Il sito, a 890 m, rivela le origini dell’antica cittadina di Clusiolum edificata già cinque secoli prima di Cristo e sconfitta dai romani nel 295 a.C. Questa ospitava un tempio e imponenti mura di cui restano ampie vestigia. Raggiunta a piedi la chiesa si prosegue in direzione di Cesi dove fa bella mostra un’antica torre. Si va verso la cima del monte, già citato, su ottima sterrata fino a raggiungere la quota di 960 m. (sulla sommità si trovano antiche rovine di un tempio pagano raggiungibili con un sentiero). Dopo aver passato un piccolo laghetto e un saliscendi la sterrata piega decisa in ripida discesa, di circa 12 km, dove si deve prestare molta attenzione ad un tratto dove il terreno è sconnesso con ciottoli insidiosi! (come già spiegato in più occasioni non siamo in gara e scendere a piedi resta un’ottima soluzione). Si prosegue poi con un tracciato più semplice ma molto divertente sempre avvolto da una natura rigogliosa. Si prosegue verso l’incantevole eremo di Cesi a seguire il fil rouge di questa escursione (purtroppo va detto che non sempre ne è garantita l’apertura). Dopo aver risalito la diramazione per la romita la discesa riprende ripida ma in buone condizioni garantendo soddisfazione seguendo curve e tornanti fino ad arrivare presso l’antica città romana di Carsulae. (vi consiglio caldamente la visita al termine del giro).

Si continua a scendere ora in comoda strada asfaltata fino a imboccare un ippovia su ottimo sterrato che supera casali e campi all’ombra degli alberi che l’accompagnano fino a ritrovarsi nei pressi del parcheggio di partenza chiudendo così un percorso che semplicemente rapisce l’anima.

Caratteristiche tecniche: percorso impegnativo con lunghezza di circa 30 km e dislivello di circa 1.200 m. Salita principale di circa 10 km. Presenza di rampe ripide che superano il 20% con tratto in discesa fortemente sconnesso con pietre instabili (procedere con cautela o a piedi non è una gara!)

Terre Arnolfe, gruppo di castelli fra Terni, Narni e Spoleto, così chiamati da un antico signore, un conte Arnolfo di origine germanica, soggetti al duca di Spoleto. L’unità amministrativa fu mantenuta anche dopo la donazione fattane alla Chiesa da Enrico II (1014) e confermata da Rodolfo d’Asburgo (1278).

Vi aspetto e Buon divertimento

 

Impegnativo