Nel Cuore dei Monti del Cicolano

Premessa: l’escursione medio impegnativa si distingue per la varietà di ambienti montani. Tra Rocche e piccole chiese, gole, boschi di faggio, laghetti, rifugi alpini e altopiani con quello di Rascino in evidenza, il tutto a due passi dal lago del Salto.

Descrizione: Il giro medio Impegnativo parte dai 944 m del piccolo paese di Fiamignano, in provincia di Rieti, con lo spettacolare colpo d’occhio sul monte Velino. Per le sue caratteristiche il percorso è indicato per un primo approccio alle escursioni di tipo montano. Questo risulta infatti pressocché privo di difficoltà tecniche di guida ma dove un buon allenamento risulta determinante per affrontare il dislivello di circa 800 m e la lunghezza di 46 km.

La prima meta della giornata è la piccola chiesa della Madonna del Poggio in splendida posizione. I muscoli si scaldano velocemente data la pendenza per un breve tratto e una volta raggiunta si potrà godere di un altro magnifico panorama. Da qui si può scegliere se  continuare a piedi o affrontare, su sterrato, l’unico tratto tecnico fino ad arrivare al Castello di Poggio Pomponesco.  I ruderi medievali furono teatro anche di una battaglia decisiva tra i briganti del luogo e le truppe dei Savoia dopo l’unità d’Italia. La bella torre In posizione altamente strategica offre una appagante vista sul lago del Salto dando il benvenuto ufficiale a questa escursione. Da qui, inoltre, si scorge anche il Monte Navegna 1508 m protagonista di un'altra magnifica gita. Il percorso riacquista  velocemente l’asfaltato per dirigersi verso il paesino di Fagge per continuare verso l'altopiano di Rascino. Le strade si fanno più strette ed entrati in una gola si sale su di una bella sterrata accompagnata dal bosco di faggi. Dopo un’ampia curva e il valico presso il colle dell’Oca a 1210 m si entra nell’altopiano Aquilente. Qui la bella vista spazia sui monti che lo circondano detti del Cicolano dal nome dei suoi antichissimi abitanti. il Monte La Serra 1607 m a sud e più avanti  e a nord il Nuria 1888 m segnano il cammino che prosegue verso il laghetto di Petrella Salto. Questa piccola gemma (nei mesi estivi è possibile trovarlo in secca) incastonata tra il Monte le Rocchette 1461 m e il Nurietta 1884 m si concede non prima di incontrare un piccolo ed incantevole rifugio. Qui si ha la possibilità di ammirare l'altopiano di Rascino con il suo caratteristico lago. Il nostro vagare continua in rapida discesa dove, passato un bello e utile fontanile, la sterrata continua in piano fino a toccare ed aggirare il lago. Raggiunto il  bel rifugio alpino U’Scertu 1149 m si approfitta per una breve e meritata sosta. Il tracciato torna sui suoi passi fino ad un bivio che segna la fine dello carrareccia e un netto cambio di direzione. La stretta stradina segue sinuosa il terreno in salita fino al valico di Sant’Angelo, a 1360 m, straordinario bastione aperto su tutti i punti cardinali. Da qui la rapida e divertente discesa ci offre in più occasioni la vista del lago del Salto fino ad arrivare al punto di partenza di questa entusiasmante escursione. Un ultimo regalo, per chi ne avesse voglia, è il tuffo rinfrescante nel lago del Salto distante pochi minuti di macchina.

Caratteristiche tecniche: percorso medio impegnativo privo di difficoltà tecniche di guida. Dislivello di circa 800 m Lunghezza circa 46 km. Punto di partenza a 944 m, punto più basso a circa 922 m e più alto al valico di Sant’Angelo a 1360 m.

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Medio /Impegnativo



Alle pendici di sua maestà il Velino

Premessa: l’escursione medio-impegnativa è parte integrante di quelle definite di tipo montano. Anche in questo caso sebbene non in presenza di un tracciato lungo si trovano tutte le caratteristiche proprie di tali giri.

Ecco quindi valichi con tratti di salita ripida dove procedere a piedi risulta indispensabile (determinante il tasto magico per chi possiede un’E-Bike in queste situazioni) o quantomeno molto impegnativi per tecnica di guida e discese su carrarecce a volte dissestate o su sentieri stretti in cui un buon allenamento risulta determinante.

Descrizione: l’escursione medio-impegnativa parte dal comodo parcheggio dell’Hotel-Ristorante-Bar “La Duchessa” a quota 804 m in provincia di Rieti e facilmente raggiungibile (80 km dal raccordo) tramite l’autostrada Roma-L’Aquila (uscita Valle del Salto). Il percorso è caratterizzato da una doppia fisionomia, calmo e tranquillo e poi di colpo rabbioso. Si snoda a cavallo tra Lazio e Abruzzo e come detto è di tipo montano. Dopo pochi colpi di pedale si entra infatti nella riserva delle montagne della duchessa prolungamento della catena montuosa del Velino - Sirente e che segnano il confine orientale tra le montagne del Lazio e le montagne d'Abruzzo. La prima meta è l’ameno borgo di Cartore a 947 m sito d’importanza comunitaria (Sic) denominato Vallone del Cieco-Cau e Cartore, in cui sono presenti numerose specie di animali e vegetali rari e protetti. Lasciati alle spalle gli ultimi casolari del borgo con la piccola piana dedicata al pascolo degli armenti si raggiunge la cosiddetta “Bocca di Teve”. Il punto, di straordinaria bellezza, si presenta come suggerisce il nome, come l’ingresso ad una gola sormontata da pareti strapiombanti. La “bocca” è anche l’ingresso alla seconda riserva naturale del giro ossia quella del Velino e segna la fine della parte facile con il cammino che ora diventa duro e deciso verso il “Passo le Forche” (a quota 1221 m). Questo  vero e proprio banco di prova dell’escursione ha la sua parte cattiva nella primo tratto di circa 200 m in cui il fondo sconnesso e la pendenza lo rendono impossibile da affrontare in sella. Si prosegue poi con buona-ottima tecnica di guida oppure (visto che non siamo in gara) ancora a piedi. Ricordo poi che le difficoltà più dure in tutte le situazioni della vita regalano poi anche le maggiori soddisfazioni! Il valico difatti risulta magnifico per il panorama sulle montagne della marsica, la piana del Fucino e il paese di Rosciolo dei Marsi e naturalmente proprio per essere alle pendici del Monte Velino 2487 m. Da qui si ha una vista ottimale per identificare i maggiori rilievi che l’accompagnano rappresentati da quello del Rozza 2064 m, del Sevice 2353 m, del Costignillo 2339 m e del Cafornia 2424 m.

Dopo una doverosa sosta per apprezzare al meglio quanto descritto e ritemprare le forze, inizia una divertente discesa a cui fare attenzione per la presenza di tratti sconnessi e che porta alla eccelsa chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta. Vera perla del giro, facente parte di un complesso Benedettino ora scomparso, la cui edificazione si fa risalire all’anno 1048. Per secoli di proprietà dell’Abbazia di Montecassino si caratterizza per la facciata dallo stile “romanico” con influenze bizantine. Questa si staglia in ottima posizione con il Velino che le fa da sfondo. Il suo aspetto essenziale si chiude con il mirabile abside definito da esili colonne sorrette da animali. L’interno (visitabile grazie ai volontari) è una vera sorpresa per la struttura e le decorazioni intagliate nella pietra e negli stucchi dell’ambone e la rara iconostasi in legno. Dopo la visita e riempite le borracce al prezioso fontanile esterno alla chiesa si percorre in discesa la valle omonima prima su asfalto e poi sterrato per arrivare a Rosciolo dei Marsi a 909 m. Il paese conserva ancora il suo nucleo originario tardo quattrocentesco e l'etimologia del nome è incerta. Una delle ipotesi fa risalire al termine latino "Roseolum", quindi "Rosciolum" è legata alla rosa. In epoca remota infatti in questi luoghi, sarebbero stati presenti molti roseti. La Chiesa parrocchiale risalente all'XI secolo dedicata a Santa Maria delle grazie si caratterizza per la facciata in cui spicca il rosone gotico e un portale del XIII secolo, appartenente alla chiesa originaria, posto a destra e un portale del 1446 sulla sinistra. L'interno è a tre navate con numerosi affreschi restaurati a partire dal 1998.

La presenza di un piccolo Bar dà la possibilità di riprendere con il giusto piglio la risalita che ci attende. Con un panoramico stradello e passata la chiesa di valle Porclaneta si prosegue con uno strappo deciso, da fare a piedi in alcuni punti, fino alla “Pianura di campo” a quota 1060 m. Da qui, dove è evidente l’opera ardua dell’uomo per ricavare pascoli e piccoli campi da dedicare a colture, ha inizio il ritorno al punto di partenza impreziosito da una emozionante discesa. Se infatti l’inizio risulta su facile carrareccia, in breve, si passa  ad un sentiero a volte stretto molto divertente caratterizzato da uno slalom tra arbusti e da un lungo corridoio nel bosco che si apre a volte su piccole radure. Arrivati al paese di Sant’Anatolia e quindi rientrati nel Lazio si piega sulla destra (a circa 732 m) sulla piana e passata l’autostrada ecco l’ultima rampa prima di tornare al punto di partenza di questa fantastica escursione.

Caratteristiche tecniche: Lunghezza circa 30 km; Dislivello  circa 920 m; Punto di partenza a 804 m;   Punto più alto 1221; Più basso 732 m; Presenza di tratti in salita da fare a piedi e di discesa su sentiero stretto

 

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Medio / Impegnativo



Arsoli e il Colle Civitella

Premessa: il giro può considerarsi come il fratello maggiore di quello dei “Laghetti di Percile”.

Descrizione: il giro impegnativo, da annoverare tra quelli di tipo montano, forma un 8 in modo da offrire il meglio di questo angolo di Lazio al confine con l’Abruzzo. Si sviluppa in circa 34 km con dislivello di poco superiore ai 1000 m. Il punto di partenza è il parcheggio gratuito del piccolo gioiello medievale di Arsoli (a 430 m d’altezza) e si presta subito molta attenzione a non forzare l’andatura sulla rampa al 15 % che conduce alla Piazza Valeria racchiusa da palazzi storici. Da qui si ammira uno scorcio del castello Massimo che rappresenta l’edificio storico di maggior pregio anche a livello architettonico e artistico. Il maniero eretto in posizione strategica nella parte più alta del borgo ha origini antiche che si fanno risalire fino al dominio degli equi. Successivamente, come per tutti i popoli pre-romani, furono sottomessi dall’impero di Roma alla fine del IV secolo a.C. Il percorso continua per 3 km sulla Tiburtina per poi piegare decisamente verso i Monti Lucretili e Orvinio. Percorso un tratto della Valle dell’Aniene che segna il confine meridionale di questa catena montuosa si lascia la statale e prestando molta attenzione si attraversa la provinciale per prendere la seconda ripida rampa. Questa, in breve, si addolcisce trasformandosi in sterrata seguendo un autentico tunnel nel verde. Con cautela si evitano i rovi e si prosegue in saliscendi fino a trovare, dopo un piccolo guado, una nuova mulattiera. Questa, più larga e meno intricata sale decisa con pendenza dal 10% in su, su buon fondo tra mille sfumature di colore particolarmente in autunno.

Ahi! Ahi! Un tuffo al cuore e poi la conferma, dopo due tornanti a circa 7 km da Arsoli sui 750 m di quota, ecco il classico muro del pianto segnato dal fondo in cemento. La pendenza si fa sentire e arriva al 22% e oltre per circa 500 m. Come suggerito già alla partenza a questo punto occorre valutare che di salita e di strada ce n'è ancora tanta da fare quindi ancora una volta è indispensabile ragionare e non forzare il passo! Finalmente esaurita la sfuriata s’incontra il tratto finale della provinciale che porta a Valleinfredda a circa 830 m. Il paesino si rivela prezioso per una possibile sosta grazie al piccolo bar e ad una fontanella. Un balcone naturale si rivela perfetto per ammirare il Monte Velino in tutta la sua grandezza (protagonista del giro nr. 38 del sito). Aggirato il colle ammantato dal verde dell’abetaia si arriva all’antica città di perduta di Portica. Pochi ruderi e un cartello raccontano della sua tormentata storia, dei suoi splendidi portici da cui deriverebbe il nome e infine della sua definitiva distruzione. Non soggetta ad una accurata campagna di scavi rileva la sua origine medievale con resti di cinta muraria a tratti visibili. Di sicuro fascino il luogo regala, data la posizione difensiva, una magnifica vista a 360 gradi. L’escursione continua verso un vero e proprio valico e il paese di Orvinio è lì adagiato sulle alture alla nostra destra. Di fronte non può sfuggire il Monte Navegna e Cervia che accolgono la splendida riserva naturale protagonista di un altro magnifico giro da me proposto (Consultabile al nr. 30). Dopo gli ultimi strappi si arriva a lambire il crinale del colle consentendo di affacciarsi sulla riserva dei Monti Lucretili. Questo tratto si snoda nelle vicinanze dei laghetti di Percile celati dal lussureggiante bosco che con il monte Pellecchia sono protagonisti del giro nr. 6. Raggiunta la “Macchia delle Starnelle” a circa 950 m si tocca il limite massimo di altitudine del giro proprio nei pressi della vetta del Colle Civitella (974 m). Il tachimetro segna circa 14 km percorsi, per la quasi totalità, in salita! Finalmente, dopo una pausa meritata, una divertente e veloce discesa accompagna il cammino verso Orvinio che ci appare vicino fino a trovare un utilissimo e bel fontanile. La discesa continua sinuosa tra tornanti e tratti più o meno ripidi fino a giungere presso una bella fattoria. Qui finita la sterrata si percorre la provinciale verso Valleinfredda che naturalmente dopo aver perso tanta quota si rileva in salita. Questa, più dolce rispetto alle precedenti, offre uno splendido colpo d’occhio sui rilievi appena percorsi. In breve raggiunto il paesino si chiude il primo anello della gita e si procede nuovamente in esaltante discesa fino a raggiungere un nuovo mirabile tunnel creato dall’abbraccio del fitto bosco di aceri. Velocemente anche la poesia di questo tratto svanisce per aprire la vista a piccole e verdi radure contornate da colline alberate. La stretta via asfaltata ne lambisce una risalendone progressivamente un fianco fino a giungere, con stupore, al tratto protagonista delle fasi iniziali. Si chiude così l’8 disegnato dal giro con i km finali in piacevole e rilassante discesa. Con una esse nella parte alta di Arsoli si arriva alle battute finali di questo difficile percorso che dà anche l’opportunità per apprezzare l’ottima cucina offerta da più di un’osteria proprio nella piazza principale di Arsoli. Da qui parte la viuzza che in poche decine di metri riporta al parcheggio punto di partenza. (Consiglio vivamente nel caso sia possibile di prenotare la visita allo spettacolare castello Massimo con annessi gli splendidi giardini all’italiana. Per informazioni sulle visite guidate Pro Loco di Arsoli Sito Web: www.prolocodiarsoli.it )

Caratteristiche tecniche: lunghezza 34 km. Dislivello poco più di 1000 m. Punto più basso 430 m, più alto 950 m. Salita principale di circa 14 km.

 

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 Impegnativo



San Gemini e i Monti Martani

Premessa: in quella parte d’Italia che è l’Umbria dove la spiritualità s’intreccia con la natura e la storia in un connubio indissolubile ho disegnato un’escursione degna di tutto ciò alla ricerca, come sempre, anche di originalità.

Descrizione: il percorso impegnativo si snoda ad anello e inizia dal vecchio parcheggio della fonte San Gemini a quota 367 m (a fianco è presente un Bar molto utile sia in partenza che all’arrivo) facilmente raggiungibile dall’uscita San Gemini nord della SS 3 bis. Attenzione siamo di fronte ad un giro esplosivo a ridotto chilometraggio, circa 30, con dislivello elevato di circa 1000 m e con tratto in salita e in discesa duro da affrontare. Come sempre non è una gara quindi senza problemi in caso si consiglia di procedere a piedi.  

Si segue la strada per uno dei borghi più belli d’Italia che è San Gemini sfruttando anche comode piste ciclabili. Si capisce subito il carattere del giro che dopo una partenza dolce s’impenna per raggiungere e passare una delle splendide porte presenti dell’antica cinta di mura (337 m). Si è accolti dalla chiesa di San Giovanni Battista che nella forma attuale si fa risalire al VI secolo per volere di Costantino Vescovo di Narni. Le case tra i vicoli, unite da sottili archi, sembrano abbracciarsi e a volte fondendosi creano piccoli tunnel dove le travi di quercia a vista sono esempio di eleganza e semplicità architettonica. Queste pregevoli qualità sono proprie del Palazzo Vecchio costruito nel XII secolo con il vastissimo arco a tutto sesto e la scala monumentale. L’edificio risulta addossato alla torre Esperia impreziosita dalla vela, aggiunta in epoca successiva, che ospita la campana realizzata nel 1318 dal maestro Stefano da Orvieto. Lo sguardo si perde tra i tanti particolari ben evidenziati dalla segnaletica che palesa le radici romane con il tracciato della via Flaminia, con la presenza di cisterne e di splendidi mosaici policromi. La chiesa di San Francesco edificata tra il 1235 e il 1241, l’omonima piazza e la porta Romana chiudono questo spettacolo medievale e così si piega in picchiata a sfiorare e seguire il colle del borgo. Passato un piccolo invaso e superata, con sottopasso, la super strada di colpo la strada si trasforma in un vero e proprio muro su sterrato.

Dosare le energie è indispensabile ma va sottolineato che presto ci si accorge che quella armonia e bellezza appena vissute la si ritrova attraverso il quadro di vigneti e uliveti perfettamente curati alternati ad antichi casolari spesso incorniciati dalle pennellate verdi dei cipressi. Si percorre un piccolo vocabolo che accompagna al minuscolo scrigno che è la chiesa di Santa Maria di fuori per poi raggiungere il borgo di Cesi (423 m s.l.m.). Anche qui siamo difronte a capolavori offerti dalla chiesa di Sant’Angelo, risalente all’XI secolo e rimaneggiata nel 600, dal Palazzo Contelori e dalla bella porta medievale. Una leggenda narra che le intense correnti d’aria di questa zona sarebbero provocate dall’azione di Eolo, il dio dei venti che dimora nelle grotte della montagna di Cesi.

Il lussureggiante verde che lambisce il borgo da inizio al cammino verso i Monti Martani da considerare come vero e proprio orto botanico la cui estensione da nord a sud ricomprende le province di Perugia e Terni. Un erto vocabolo accompagna alla chiesa e ai ruderi del convento di Sant’Onofrio che con la terrazza naturale affaccia sulle cosiddette terre Arnolfe* di cui Cesi era la capitale in posizione strategica. Il poderoso contrafforte roccioso a picco sul paese e i resti del convento danno vita ad un ambiente mistico molto suggestivo che invita ad una piacevole sosta.

Si continua in salita con tratti di notevole pendenza tra panorami superbi dove, tra lecci e roverelle, svettano torri che tracciano una linea lungo la dorsale del monte Torre Maggiore (1.121 m). Passato un piccolo osservatorio astronomico si raggiunge un’altra perla di questo nostro vagare in questa terra dove la storia si accavalla, il cristiano e il pagano si mescolano unendosi nella linea sottile del rapporto tra uomo e Divinità. Tra cielo e terra si staglia, su uno sperone di roccia calcarea fortificato da popolazioni umbro-sabine, la poderosa Chiesa romanica di Sant’Erasmo (XII sec.). Il sito, a 890 m, rivela le origini dell’antica cittadina di Clusiolum edificata già cinque secoli prima di Cristo e sconfitta dai romani nel 295 a.C. Questa ospitava un tempio e imponenti mura di cui restano ampie vestigia. Raggiunta a piedi la chiesa si prosegue in direzione di Cesi dove fa bella mostra un’antica torre. Si va verso la cima del monte, già citato, su ottima sterrata fino a raggiungere la quota di 960 m. (sulla sommità si trovano antiche rovine di un tempio pagano raggiungibili con un sentiero). Dopo aver passato un piccolo laghetto e un saliscendi la sterrata piega decisa in ripida discesa, di circa 12 km, dove si deve prestare molta attenzione ad un tratto dove il terreno è sconnesso con ciottoli insidiosi! (come già spiegato in più occasioni non siamo in gara e scendere a piedi resta un’ottima soluzione). Si prosegue poi con un tracciato più semplice ma molto divertente sempre avvolto da una natura rigogliosa. Si prosegue verso l’incantevole eremo di Cesi a seguire il fil rouge di questa escursione (purtroppo va detto che non sempre ne è garantita l’apertura). Dopo aver risalito la diramazione per la romita la discesa riprende ripida ma in buone condizioni garantendo soddisfazione seguendo curve e tornanti fino ad arrivare presso l’antica città romana di Carsulae. (vi consiglio caldamente la visita al termine del giro).

Si continua a scendere ora in comoda strada asfaltata fino a imboccare un ippovia su ottimo sterrato che supera casali e campi all’ombra degli alberi che l’accompagnano fino a ritrovarsi nei pressi del parcheggio di partenza chiudendo così un percorso che semplicemente rapisce l’anima.

Caratteristiche tecniche: percorso impegnativo con lunghezza di circa 30 km e dislivello di circa 1.200 m. Salita principale di circa 10 km. Presenza di rampe ripide che superano il 20% con tratto in discesa fortemente sconnesso con pietre instabili (procedere con cautela o a piedi non è una gara!)

Terre Arnolfe, gruppo di castelli fra Terni, Narni e Spoleto, così chiamati da un antico signore, un conte Arnolfo di origine germanica, soggetti al duca di Spoleto. L’unità amministrativa fu mantenuta anche dopo la donazione fattane alla Chiesa da Enrico II (1014) e confermata da Rodolfo d’Asburgo (1278).

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Impegnativo



Antrodoco e il Monte Nuria

Premessa: percorso impegnativo di tipo montano.

Queste poche parole già dovrebbero deliziare il palato di chi predilige la ricerca della natura intatta, di panorami mozzafiato con un pizzico di arte della nostra bell’Italia. Una raccomandazione importante! 

Rifornirsi adeguatamente d’acqua prima di iniziare l’escursione visto che purtroppo i rubinetti dei rifugi e i fontanili che s’incontrano non sono potabili oppure risultano chiusi. (in caso di novità positive sarà mia cura comunicarlo)

Descrizione: il giro, di circa 32 km, parte dal paese di Antrodoco ('Ndreócu in dialetto locale) a circa 470 m sul livello del mare. Graziosissimo paesetto medioevale, in provincia di Rieti nel Lazio, appartenente alla Comunità montana del Velino. Qui si è svolta la battaglia di Antrodoco (7-9 marzo 1821), la prima del Risorgimento Italiano. L’area interessata è limitrofa alla regione Abruzzo di cui fece parte fin al 1927, presenta un dislivello di circa 1100 m ed è vicina ad altre due escursioni a completamento della conoscenza di questa parte della nostra regione*. Pochi colpi di pedale in direzione dell’Abruzzo, verso le alte gole di Antrodoco delineate dal massiccio del monte Giano e del Nuria, per rimanere piacevolmente stupiti. Da qui si scorge già il Monte Elefante (*teatro della “Scalata al Sebastiani”) e si continua proprio a ridosso di una delle pareti strapiombanti. A circa  4 km si trova una piccola perla artistica rappresentata dal santuario della Madonna delle grotte risalente al 1601. La Chiesa si caratterizza per l’effige della Madonna col Bambino incastonata nella grotta che ne costituisce l’abside. Questi primi km sono d’aiuto per scaldare i muscoli per affrontare la lunga salita che da inizio alla parte più montana e impegnativa del giro che porta alle falde del Monte Nuria (1888 m). Questo rilievo ci separa dall’altra escursione che interessa i Monti del Cicolano e l’altopiano del Rascino* Si iniziano a seguire così i tornanti della sterrata che sale per il versante nord del Colle del Lupo caratterizzato da boschi rigogliosi che annoverano querce, faggi e abeti. Passato il Monte Morrone si arriva presso i ruderi del castello di Piscignola intorno ai 1100 m. Il maniero fu della nobile famiglia aquilana dei de Nardis che di fatto partecipò nel 1254 alla fondazione della città dell’Aquila. I pascoli in quota spesso risuonano dei campanacci delle greggi dando vitalità ad uno dei più bei pianori della zona e dell’interessante conca di natura carsica. Il punto rappresenta un’ottima occasione per una meritata sosta prima di riprendere la via che sfiora il Monte Cerquito. Da questo punto s’inizia a perdere quota fino a giungere, in breve, al bel rifugio Borgovelino. Si continua a scendere inizialmente su asfalto per poi prendere una divertente sterrata a tratti ripida presso il colle delle Macchie. Ripreso l’asfalto nei pressi del rifugio Lamfor si scende veloci fino a seguire una mulattiera a lambire Colle Rinaldo sui 660 m e si va verso nord est con panorama sulle gole del velino. Quest’ultimo tratto alterna ottimo sterrato e asfalto appena posato (con mio rammarico) che in breve riporta al punto di partenza di quest’altra straordinaria escursione dove i paesaggi montani e la natura sono protagonisti.

Caratteristiche tecniche: giro impegnativo di tipo montano praticamente privo di difficoltà tecniche di guida. Solo un piccolo tratto può rappresentare un problema ma come sempre non siamo in gara! Sarà mia cura segnalarlo. Presenza di salite lunghe che portano ad un dislivello di ben 1100 m in poco più di 30 km!

*In caso voleste approfondire potete far riferimento a: “Scalata al Sebastiani” (indicato sulla cartina del sito con il nr. 35 Terminillo) e “nel cuore dei Monti del Cicolano” (indicato sulla cartina del sito con il nr. 37 Altopiano del Rascino) rispettivamente nell’ordine poco più a nord e poco più a sud del giro descritto.

 

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 Impegnativo