Luni sul Mignone da Monte Romano

Premessa: Giro facile che prevede comunque l’uso di mtb. (NON ADATTO AI BAMBINI). Il percorso si può suddividere morfologicamente in tre settori quello collinoso che caratterizza la prima e l’ultima parte e quello centrale sulla vecchia ferrovia (Capranica Civitavecchia) che scorre facile senza strappi.

Descrizione: Lasciata l’auto al parcheggio presso il municipio di Monteromano ci dirigiamo verso la Parrocchia di Santo Spirito con la bella facciata e la fontana monumentale che la segue. Il tracciato formerà due piccoli occhielli e inizierà in salita (tanto per cambiare) che faremo con calma dato che i muscoli saranno ancora freddi. Va detto subito che il paese si trova a circa 230 m e l’altezza massima che raggiungeremo, durante il giro, sarà di 293 m. Lasciate alle spalle le ultime case e una preziosa fontanella, l’asfalto cederà il posto ad una bella sterrata che tra campi e colline ci proietterà in un magnifico ambiente bucolico. Dopo qualche km facendo attenzione ad una discesa, unico tratto di guida tecnico, ci troveremo sulla provinciale per Blera che si presenterà tranquilla, con scarso traffico e contornata per una parte da un bel bosco. In breve tramite una sterrata ci troveremo a percorrere la vecchia ferrovia già utilizzata in altre occasioni più impegnative. (Vedi “Grande anello della Tolfa” e “Allumiere-Eremo della S.S. Trinità-Luni sul Mignone” www.inbiciperillazio.com). Questo è uno dei tratti più suggestivi che presenta anche gallerie di lunghezza non eccessiva, (E’ consigliato l’uso di un faretto o torcia frontale). Arrivati nei pressi dell’antica stazione di Monteromano lasceremo le bici e dopo un breve ma divertente trekking di 10/15 minuti si raggiungerà il sito. (Ricordarsi un lucchetto per legare la bici). L’intento è quello di far conoscere la magnifica area archeologica preistorica e tardo etrusca di Luni. Questa, arroccata su di uno sperone tufaceo, domina la splendida valle del fiume Mignone regalando un splendido panorama caratterizzato dai monti della Tolfa e dal vecchio ponte ferroviario.

Dopo esserci rifocillati torneremo sulle nostre tracce e una volta raggiunta la stazione di Civitella Cesi riprenderemo la provinciale che porta a Monteromano facendo attenzione a non forzare il ritmo data la conformazione ondulata del tratto finale.

Caratteristiche tecniche: Lunghezza 32 km, Dislivello di circa 400 m. Altezza massima 293 m minima 70 m. Punto di partenza 230 m.

Per sicurezza NON indossate scarpe da tennis o con para troppo liscia e ricordate di portare un lucchetto per legare la bici e un faretto o torcia frontale. Chiedetemi pure se ne site sprovvisti.

 

Vi aspetto e buon divertimento

Facile, percorso da mtb,  esperienza base di tecnica e guida



Luni sul Mignone da Monteromano (Medio)

 

Descrizione: (giro medio) lasciata l’auto al parcheggio presso il municipio di Monte Romano ci dirigiamo verso la Parrocchia di Santo Spirito con la bella facciata e la fontana monumentale che la segue. Il tracciato inizi in salita (tanto per cambiare) che faremo con calma dato che i muscoli saranno ancora freddi.

Va detto subito che il paese si trova a circa 230 m e l’altezza massima che raggiungeremo sarà di 293 m con quota minima sui 30 m. Passate le ultime case e una preziosa fontanella, l’asfalto cederà il posto ad una bella sterrata che tra campi e colline ci proietterà in un magnifico ambiente bucolico. Dopo qualche km e godendo dello splendido panorama sulla costa, ci troveremo a percorrere una discesa mozzafiato fino a raggiungere il corso del Mignone. Percorrendo un ambiente incontaminato inizieremo la seconda parte del giro caratterizzata dalla risalita progressiva fino a Monte Romano. Arrivati alla confluenza con il torrente Cremera lo costeggeremo e attraversando il fitto bosco di querce, dopo pochi km, troveremo l’antica stazione della vecchia ferrovia che serviva Monte Romano. Il colpo d’occhio dal ponte di ferro sul Mignone e sul percorso appena fatto ci riempirà di stupore ma il sito archeologico di Luni è lì ad aspettarci (Ricordarsi un lucchetto per legare la bici). Con un rapido e breve trekking di 15 minuti, saremo così estasiati da un panorama ancora più spettacolare in un contesto storico unico. Dopo tanta bellezza eccoci a percorrere il tracciato della vecchia ferrovia in un tratto tra i più suggestivi in leggera salita (massimo al 3 %). Passata una galleria, di lunghezza non eccessiva e in buono stato (Consigliato l’uso di un faretto o torcia frontale), arriveremo nei pressi dell’antica stazione di Civitella Cesi. Da qui percorreremo la provinciale per Monte Romano che con scarso traffico e in poco più di 8 km ci riporterà al punto di partenza. Il consiglio è quello di affrontare questo ultimo tratto con calma visto che si alterneranno salite anche di qualche km con pendenza fino al 5/6 %.

Caratteristiche tecniche: lunghezza di circa 25 km, dislivello di circa 550 m, altezza massima 293 m, minima 27 m, punto di partenza 230 m.

Attenzione alla discesa verso il Mignone di 4.5 km che rappresenta un buon test in vista di percorsi più impegnativi. Per sicurezza NON indossate scarpe da tennis o con para troppo liscia e ricordate di portare un lucchetto per legare la bici e un faretto o torcia per illuminare la galleria.

Vi aspetto e Buon divertimento 

 Medio



Blera e i suoi tesori

Premessa: Giro Medio Impegnativo, il percorso rappresenta una ottima occasione per affacciarsi a itinerari di livello più impegnativo rappresentando la punta di diamante dei percorsi proposti in questa zona 

Descrizione: l'escursione ha come obiettivo quello di far conoscere alcuni dei tesori artistici e naturali di Blera. Partiti dal paese di Monte Romano, lasciando l’auto al parcheggio presso il municipio, ci dirigiamo verso la Parrocchia di Santo Spirito con la bella facciata e la fontana monumentale che la segue. Il tracciato inizia in salita che faremo con calma dato che i muscoli saranno ancora freddi.

Il percorso, di circa 37 km, darà la possibilità di imparare a gestire le proprie energie in modo tale da farci affrontare al meglio il tratto finale IMPEGNATIVO. Lasciate alle spalle le ultime case e una preziosa fontanella, l’asfalto cederà il posto ad una bella sterrata che tra campi e colline ci proietterà in un magnifico ambiente bucolico. Dopo qualche km facendo attenzione ad una discesa, ci troveremo sulla provinciale per Blera che si presenterà tranquilla, con scarso traffico e contornata per una parte da un bel bosco di querce. In breve imboccheremo una facile sterrata che tra campi coltivati ci condurrà alla Chiesetta della Madonna della Selva. Questa rappresenta la porta di accesso ad una delle perle naturali del giro la magnifica gola del torrente Biedano. Nella prima parte, a causa della scarsa manutenzione, ci troveremo costretti a percorrere a piedi un tratto di circa un centinaio di metri che però ci faranno apprezzare meglio il luogo con le sue alte pareti tufacee e la grotta dovuta a una sua spaccatura. D'incanto, quasi all'improvviso, ecco il torrente che guaderemo portandoci così a percorrere in leggera salita il lato destro del suo corso. Siamo sull’antica via Clodia che in breve ci porterà alla magnifica necropoli detta del “Vescovo”. Da qui si possono percorrere diversi itinerari e noi seguendo il corso della consolare, ci dirigeremo verso Blera attraversando il ponte etrusco del II secolo a.C. detto della “Rocca”. La salita, progressiva, prosegue dandoci la possibilità di ammirare la bella valle e la stretta e allungata rupe tufacea che come una nave sembra avanzare lambita dai suoi torrenti (Biedano e Rio Canale). Le tante grotte che si susseguono prima dell'abitato ci raccontano lo splendore di antiche sepolture di età etrusco/romana e uno stretto e ripido tornante ci farà entrare nella sua parte medievale. Questa è caratterizzata dalle mirabili case e dalla piazzetta con la Chiesa di Santa Maria Assunta in cielo e San Vivenzio (Patrono) e il pozzo del 1538. Il bar ci darà la possibilità di consumare comodamente qualcosa godendo di tanta bellezza. La via “Claudia” ci condurrà alla magnifica chiesa sconsacrata di San Nicola di Bari che con i suoi affreschi del 200 e la piccola ma bella mostra di pale lignee medievali ci riempirà di meraviglia. A malincuore lasceremo il paese e dopo aver attraversato lo stretto e aereo ponte sul Biedano raggiungeremo la vecchia stazione. Da qui inizieremo a percorrere un tratto tra i più suggestivi del tracciato della ferrovia dimessa. Questo presenta nel suo corso anche una galleria di lunghezza non eccessiva e in buono stato ma dove è consigliato l’uso di un faretto o torcia frontale. Arrivati nei pressi dell’antica stazione di Monte Romano lasceremo il tracciato ferroviario per iniziare quello della vecchia strada che conduceva al paese e che costituisce la parte più impegnativa del giro. Inizialmente in discesa e poi lungo un torrente, sarà possibile trovare la presenza di fango che eviteremo sfruttando il bel bosco. Arrivati alla confluenza con il fiume Mignone ci troveremo in uno dei tratti più belli del suo corso con le sue acque limpide e la sua natura incontaminata. Il punto segna anche l'inizio della salita che di lì a poco ci impegnerà severamente per circa 4 km. Qui capiremo anche se saremo stati bravi a gestire le nostre energie dandoci la possibilità di superare questa difficoltà. Come sempre starà al nostro giudizio tentare di percorrerla interamente in sella o procedere portando a mano la bici, NON SIAMO IN GARA. La pendenza in alcuni punti toccherà il 22% su buon fondo concedendoci poche pause fino a raggiungere uno magnifico punto panoramico. Qui lo sguardo si perderà tra l'azzurro del mare, i monti della Tolfa e i boschi circostanti. Le bici ora scorreranno   veloci e aggirato il colle che cela Monte Romano saremo ad un’ultima splendida vista sul mare e quindi al punto di partenza.

Caratteristiche tecniche: percorso MEDIO IMPEGNATIVO. Lunghezza di poco più di 36 km con dislivello di circa 670 m. Presenza di una salita su sterrato di 4 km con pendenza in alcuni punti anche del 22% che rappresenterà un buon test in vista di percorsi impegnativi. 

 

Vi aspetto e Buon divertimento 

Medio / Impegnativo



Anello del Monte Navegna

Premessa: il giro, impegnativo, esalta la mtb con il suo tracciato decisamente montano che va ad affiancare le escursioni di: “Collepardo e l’Abbazia di Trisulti”, “I Laghetti di Percile, “Subiaco e i Monasteri Benedettini”. Un contesto unico del reatino (alta Sabina) al confine con l’Abruzzo, dove protagonisti sono il monte Navegna 1508 m, la sua riserva e i piccoli borghi tra il Lago del Turano e del Salto.

Descrizione: partiti da Castel di Tora 545 mt (Largo Armando Massimi nei pressi del centro storico utile per parcheggiare) e dopo esserci affacciati nella bella piazzetta vista lago, eccoci di fronte alla piccola penisola che ospita il castello di Antuni. Da qui andremo a costeggiare il Turano aiutandoci così a scaldare i muscoli. Lo sguardo sarà rapito già dal Navegna e dalla sua riserva naturale che ci accompagnerà per l’intera escursione. Giunti nei pressi di Ascrea prendiamo la strada che conduce al paese iniziando a salire decisamente. Attenzione questa salita è tra le più lunghe da me proposte sviluppandosi per circa 10 km, dalle sponde del lago (554 m) fino a quota 1134 m, obbligandoci così ad affrontarla con molta calma e considerando che non sarà l’unica. Tanta fatica sarà però ripagata dal cuore stesso del parco che in questa parte darà il meglio di se. Qui non sarà raro ammirare il volo dell’Aquila e di altri rapaci o udire il suono ritmato del picchio tra i boschi di cerro e faggio.

Sfiorato il centro storico e con la bella vista su Paganico, seguiremo la strada che prima su cemento e poi sterrato entra e guarda la meravigliosa gola dell’Obito. Dopo questa prima parte dove a tratti la pendenza si farà sentire prenderemo per un breve tratto la provinciale per Marcetelli che ci darà modo di apprezzare lo spettacolare panorama sul Terminillo e sull’appennino abruzzese. Dopo questa vista mozzafiato continueremo a salire lasciando la strada per inerpicarci su per una rampa cementata che piega decisa verso la vetta del Navegna. In breve, immersi nel bosco, su buon fondo percorriamo l’ultima parte di questa salita del giro che ci darà l’opportunità di una breve sosta presso il rifugio della forestale. Giunti al passo a quota 1131 mt ci tufferemo giù per una divertente discesa che in circa 5 km, tra il verde intenso dei boschi, ci condurrà al paesino di Varco Sabino 700 mt. (attenzione alcuni tratti risulteranno difficili) Riempite le borracce ci prepareremo ad affrontare la seconda salita di circa 6 km. Anche se l’inizio sarà piuttosto brusco, la strada sarà più dolce e la sosta ad una bella Cascatella sarà d’obbligo. Lambita Vallecupola e la sua possente torre, costeggeremo la parte nord-est del monte, arrivando al valico a circa 1100 m. Dopo un ultimo sguardo al Velino ci affacceremo prima sul bel lago del Turano per poi piegare decisi giù per mulattiere tortuose e impegnative (Attenzione la stanchezza si potrebbe sentire e scendere a piedi in alcuni punti non sarà una vergogna) fino a che con un ultimo strappo al 10 % saremo al punto di partenza di questa entusiasmante escursione.

Caratteristiche tecniche: lunghezza 36 km, dislivello di circa 1400 m con due salite principali di 12km e 7 km e uno strappo di 600 mt al 10%. Presenza di discese a tratti impegnative.

Come arrivare: seguendo l’autostrada A24 fino all’uscita di Carsoli-Oricola da dove si prosegue per la via Turanense per Castel di Tora / Lago del Turano (S.P. 34)

Vi aspetto e Buon divertimento 

 Impegnativo



Tolfa e i suoi tesori

Premessa: se qualcuno mi chiedesse il perché del mio amore per questa parte della nostra regione la migliore risposta sarebbe questa escursione. Sicuramente non è la più impegnativa che propongo nel tolfetano ma se vorrete conoscere il suo carattere e i suoi tesori più nascosti questo è il mio consiglio. La ciliegina sulla torta sarà rappresentata dalla Rocca dei Frangipane di Tolfa.

Descrizione: il percorso inizia subito facendoci scaldare le gambe con un tratto in salita pedalabile che affronteremo con calma (i muscoli sono freddi!!). Dopo essere transitati davanti alla chiesa di Santa Maria del monte Urbano eccoci al belvedere di piazza Vittorio Veneto di Tolfa dove una sosta per un buon caffè sarà d’obbligo contemplando così la parte sud di questo magnifico territorio. Il castello ci aspetta e presto saremo su di uno stradello stretto e tortuoso che in breve ci porterà prima al Santuario della Madonna della rocca e poi ai ruderi del maniero dei Frangipane. Oltre al fascino storico del sito la vista, mozzafiato, potrà spaziare a 360⁰ anche sui luoghi che a breve andremo ad incontrare. (Per chi non voglia trascinarsi letteralmente la bici fino all’ingresso della rocca si potrà lasciarla, legandola con catena e lucchetto, saranno 10 minuti a piedi). Dopo questa perla, con una divertente discesa, lasceremo l’asfalto per la salita che su buon sterrato e qualche tornante ci porterà prima in località “Comunale Macchiosi” da dove potremmo ammirare la rocca appena visitata e poi i resti di un tempio etrusco-romano detto Grasceta dei Cavallari. La zona, ricca di castagni e querceti soggetti a taglio sostenibile, è piena di fascino rivelando tutta la sua spiritualità testimoniata dalla presenza di Conventi e Santuari. Noi saremo diretti verso un sito tra i più misteriosi, quasi magico, dove la presenza dei Templari e della loro fine tragica sembra trovarvi l’esempio. Uscendo dal Bosco, dopo un ultimo dosso, saremo in uno dei siti archeologici che senza paura di smentita è tra i più sconosciuti del Lazio.  Sul pianoro di Monte Piantangeli troviamo i resti di una antica abbazia romanica, fondata in epoca carolingia (XIII sec.), dell’antico abitato medievale e alcune tombe etrusche. Facile, aggirandoci tra i ruderi, scorgere il fonte battesimale, l’altare e le poderose colonne. Il sito è alla sommità del monte circa 510 m. e il panorama sulla valle del fiume Mignone  ci stupirà. Il giro riesce a sorprendere proprio per questa capacità di alternare zone di fitto bosco a viste strepitose così ora saranno il castello di Rota, Bracciano, Tolfa e i massicci appenninici a essere protagonisti. Dopo aver ammirato questo quadro settecentesco facciamo ritorno ripercorrendo parte della strada fatta fino a che il percorso piegherà in discesa a tratti “Impegnativa” verso un monumento naturale straordinario il “Cerro Bello”. Una delle querce più grandi d'Europa: quasi 5 m di diametro per più di 30 m di altezza. Riprese le mtb incontreremo prima un breve strappo e un saliscendi fino a raggiungere un tratto molto tecnico in salita. La pendenza e la presenza di molti sassi sconnessi ci metteranno alla prova. Non siamo in gara e condurre a mano la bici non è una vergogna! Poche centinaia di metri e la vegetazione formerà una autentica galleria molto suggestiva e nel giusto periodo i corbezzoli saranno una specialità tutta da scoprire. La strada, dopo alcuni tratti pianeggianti, torna a salire, su asfalto, fino all’incrocio con la provinciale che con attenzione attraverseremo entrando nello spettacolare faggeto. Sarà l’ultima salita dell’escursione che in breve con una veloce discesa ci porterà prima a “La Bianca” e quindi al punto di partenza di questo giro difficile dimenticare.

Caratteristiche tecniche: il giro è di circa 30 km, il dislivello (in salita) è sugli 800 m. Incontreremo in prevalenza salite non di km ma una di queste con tratti impegnativi e un percorso fortemente ondulato che in questa versione sarà ancora più accentuato. Anche una parte in discesa sarà da affrontare con la giusta concentrazione! Punto di partenza sui 490 m, punto più alto sui 600 m e il più basso 310 m

Come arrivare: dopo aver percorso la provinciale per Allumiere dall’uscita dell’ A 12 “Civitavecchia Nord” lasciamo l’auto in un comodo slargo in corrispondenza con il bivio  per la località “La Bianca”.

 

Vi aspetto e Buon divertimento

 

Impegnativo



Santa Severa e la Tolfaccia

Descrizione: Giro Impegnativo, dallo splendido castello sul mare di Santa Severa partiamo dirigendoci verso Santa Marinella, (il punto di partenza anche di un altro fantastico giro “Santa Severa – Caldara di Manziana” tra i più vari, ricchi di ambienti e lunghi da me proposti) sfrutteremo il bel lungomare per poi seguire il vecchio tracciato della via Aurelia per evitare il traffico.

Dopo questo piccolo preambolo che ci avrà dato modo di scaldare i muscoli, eccoci ad affrontare la prima difficoltà del giro rappresentata dalla lunga e a tratti ripida salita di circa 12 km che ci porterà a quota 460 m alla località detta “Tolfaccia”. La sua morfologia la delinea come cono vulcanico, severo custode di antiche rovine medievali. Tra un’ambiente intatto guadagniamo quota e il nostro sguardo si perderà tra l’azzurro del mare e il verde intenso del tolfetano che in primavera si macchierà della fioritura lilla tendente al viola dell’albero della Giudea o di Giuda (Cercis Siliquastrum). Come non rimanere stupefatti da tanta bellezza, questo è il regno delle mucche maremmane, dei branchi di cavalli semi selvatici e del volo teso del biancone che definiscono un quadro di naturale armonia ad una quarantina di minuti da Roma. Arrivati presso i resti di una villa romana, una serie di massi sul ciglio della strada ci inviteranno a godere di questo spettacolo e consumare così uno spuntino per ritemprare le forze. Siamo pronti per un divertente tratto in discesa che andrà ad aggirare quasi completamente il massiccio consentendoci di ammirare il panorama interno verso il paese di Tolfa con la sua Rocca, il castello di Rota, il profilo del monte Piantangeli, il Soratte e giù fino a Montefiascone. Raggiunta la provinciale ne percorriamo un piccolo tratto fino a deviare su di una sua diramazione semi abbandonata. Questa dopo un inizio morbido ci farà salire accumulando 150 m di dislivello. Anche questa parte sarà tutta da scoprire con lo sguardo proiettato verso Canale Monterano, le terme di Stigliano e il profilo dei monti intorno il lago di Bracciano. In breve saremo ad un valico dove una vecchia casermetta della forestale è li a presidiarne la bella vista sul mare. Iniziata una discesa veloce eccoci girare decisi lasciando l’asfalto per un percorso sinuoso a tratti ripido che ci porterà in luoghi ancora più selvaggi fino a svelarci quasi per incanto il Castello da cui siamo partiti. Mancano pochi chilometri e sulla sinistra un massiccio roccioso è lì a salutare il nostro veloce passaggio fino al punto di partenza di questa divertente e completa escursione difficile da dimenticare!

Caratteristiche Tecniche : percorso impegnativo. Lunghezza di circa 40 km. Due salite una di circa 12 km, l’altra di circa 1 km. Discese a tratti tecniche. Dislivello di circa 700 m

Vi aspetto e Buon divertimento

 Impegnativo



Valvisciolo e i Monti Lepini

Premessa: l’escursione, impegnativa, è da affrontare gestendo le energie e s’inquadra tra quelle di tipo montano. Come spesso accade nella vita circa le situazioni più impegnative è da dire che spesso ripagano in maniera maggiore degli sforzi profusi. E’ tra le più panoramiche da me proposte e ci consentirà di posare lo sguardo dal monte Circeo, alle isole pontine, ai paesi di Norma, Sezze e ai monti Lepini con il monte Semprevisa (1536m). Quest’ultimo protagonista del tratto su sterrato che ci consentirà di raggiungere il bel rifugio alpino Liberamonte (1050 m) con la sua vista mozzafiato. Il punto di partenza è a 5,4 km dalla stazione di Latina offrendo una valida alternativa all’auto.

Descrizione: lasciati i mezzi al parcheggio dell’abbazia di Valvisciolo (105 m) approfitteremo per una visita veloce alla chiesa e al suo splendido chiostro. Edificata in rigoroso stile romanico-gotico-cistercense è uno dei massimi capolavori del genere della provincia dopo l'Abbazia di Fossanova. La tradizione vuole che questa abbazia sia stata fondata nel XII secolo  da monaci greci e sia stata occupata e restaurata dai Templari nel XIII secolo. Quando nel XIV secolo questo ordine venne disciolto subentrarono i Cistercensi.

 Dato il primo colpo di pedale, ci dirigeremo verso l’incantevole Sermoneta (232 m) con il portentoso castello Caetani del XIII secolo. Edificato per volere della famiglia degli Annibaldi e in posizione strategica fra Roma e Napoli. Dopo essere transitati per la “loggia dei mercanti” (sede comunale) ed affacciati dalla terrazza panoramica, approfitteremo di un buon caffè in questa cornice unica. Siamo ancora agli inizi ma presto capiremo che il percorso sui Lepini sarà veramente duro con altre due salite di cui la prima oltre il 10% e l’altra su sterrato a sfiorare il 10% per lunghi tratti. So che alcuni storceranno il naso per l’asfalto ma spesso rappresenterà un alleato visto il dislivello di 1300 m. Dopo la breve sosta, ci dirigeremo verso Bassiano (695 m), altra perla medievale che raggiungeremo dopo una salita di circa 6 km. Tra boschi e belle vedute su Sermoneta passeremo il valico a circa 700 m. tramite uno stradello stretto chiuso al traffico (probabilmente per il crollo del parapetto). Anche qui avremmo la possibilità, dopo una veloce discesa, di poter rifocillarci per andare ad affrontare la parte più impegnativa della giornata ovvero la scalata del monte Semprevisa. Il consiglio, anche se non raggiungeremo la cima, (solo via sentiero) sarà quella di procedere con calma senza strappi gustando appieno di ciò che ci circonda. Per completezza va detto che questo tratto verrà percorso nei due sensi dando l’opportunità, a chi voglia fermarsi, (sulla mulattiera sono presenti punti di sosta con panche e tavoli) di ricongiungersi in seguito con chi rientri dal rifugio. Per chi avrà avuto il piacere di giungere alla meta più agognata della giornata ci saranno poi ben 15 km circa di discesa da fare sempre con attenzione almeno nel tratto sterrato. Saremo così in breve all’Abbazia di Valvisciolo soddisfatti e appagati da questo percorso che per le sue caratteristiche può essere compiuto anche in inverno.

Etimologia e contesto dei monti Lepini: Il nome sembra che derivi dalla voce latina lapis, cioè pietra calcarea. Nella carta di Abrahamus Hortelius del 1595 l'aggettivo lepino compare al singolare riferendosi ad un rilievo compreso tra Signia colonia (Segni) e Sulmo (Sermoneta)  corrispondente dunque all'attuale Monte Lupone, che viene nominato Lepinus mons. Nel 1829 nella carta di Giovanni Enrico Westphal sulla antica toponimia, si trova riferimento allo stesso territorio come Lepini Montes (Monti Lepini) che è dunque considerato al plurale come insieme di monti. Successivamente nelle carte pontificie preunitarie, il Monte Lupone viene chiamato Monte Lupino e infine assume la dicitura attuale Monte Lupone con l'Unità d'Italia quando allo stesso tempo il nome Monti Lepini viene esteso a tutto il gruppo montuoso.

Caratteristiche tecniche: Impegnativo con Lunghezza di circa 41 km, dislivello di 1300 m. Circa 40% sterrato.

Presenza di due salite importanti: una con pendenza del 10% e oltre, su asfalto, di circa 6 km e l’altra a sfiorare il 10% di 8,5 km quasi totalmente sterrata. Attenzione in discesa il fondo è sconnesso.

Vi aspetto e Buon divertimento

Impegnativo



L'eremo di Poggio Conte e il Sentiero dei Briganti

Premessa: la, dove il Lazio si fonde con paesaggi senesi e l'anima sembra tutt’oggi aver trovato la pace in dimore fuori dal tempo, nasce e si snoda uno dei percorsi più belli da me proposti. E' la prova che non occorre un giro impegnativo per divertirsi ma è pur vero che le due rampe all'inizio e alla fine, il tratto sabbioso lungo l'argine del Fiora, i 35 km e il suo andare sinuoso seguendo dolci colline lo inquadrano come MEDIO/FACILE

Protagonista della gita è l'eremo di Poggio Conte o di San Colombano ma anche il famoso sentiero che prende il nome dai banditi che si insediarono nella zona nell'800 creando un mix irresistibile per tutti anche per i più esigenti.

Descrizione: si parte da Farnese dove fa bella mostra di se il palazzo della nobile famiglia che ne dà il nome e dai suoi vicoli fuori dal tempo e testimoni del set di “pinocchio” del maestro Comencini. I primi metri non devono impressionare perché la rampa che si affronta è si ripida ma anche molto breve. Quello che segue è un divertente stradello sterrato e poi cementato che veloce scende tra agriturismi, olivi, sfiorando il parco del Lamone, fino ad incrociare la provinciale. Poche pedalate e l'asfalto lascia il passo a strade bianche tra campi colline e fattorie dove un cartello ci ricorda le vicende dei briganti. Si segue infatti un tratto del sentiero fino a ritrovare la strada. Lo sguardo catturato dai verdi monti di fronte sono lo sfondo di un quadro fiabesco creato dai mille riflessi delle limpide acque del Fiora. Si segue la sponda che si offre al pascolo e ci si diverte sul fondo asciutto e sabbioso di un ansa del fiume fino a trovarsi sulla soglia di un luogo semplicemente incredibile. Lasciate in sicurezza le nostre bici (ricordarsi un lucchetto per legarle) e percorse esili passerelle nel fitto bosco, ecco improvviso un anfiteatro naturale con una cascata al centro. Questa ha come caratteristica una scura formazione rocciosa che ricorda le forme di un enorme stalattite e stalagmite lucidata dall'incessante scorrere dell'acqua.

Lo sguardo ora segue un ripido passaggio che quasi sospeso giunge ad una piccola porta sormontata da un foro, è l'ingresso all’eremo di Poggio Conte. Se l'esterno affascina per la natura prorompente l'interno lascia tramortiti per bellezza mistero e suggestione. Una chiesetta (in origine sepoltura etrusca e tempio pagano) scavata dove incisa e in rilevo si ammira una volta a crociera serpentiforme che insieme ai motivi floreali e altri simboli si attribuiscono all’influenza e presenza dei cavalieri dell'ordine del tempio. Un piccolo altare viene illuminato dalla luce che penetra dal foro sopra l’uscio e sulle pareti si scorgono tracce di affreschi. Usciti dalla chiesa sulla sinistra si trova, molto probabilmente, quella che era la celletta dell’eremita con splendida vista sulla cascata. Con la mente ancora presa a elaborare ciò che ha visto e riprese le mtb in pochi km ecco un’altra perla del giro: il piccolo ponte San Pietro. Questo rappresenta ed è testimonianza del genio romano laddove l'antico corso della via Clodia si dirigeva verso le terme di Saturnia. Ora grazie all' asfalto e percorso qualche km di provinciale si arriva presso le rovine di Castro (per chi avesse tempo dopo l'escursione esorto a far visita) e alla chiesa del S.S. Crocifisso. I briganti fanno di nuovo compagnia al nostro cammino e sfiorata nuovamente la selva del Lamone ecco la rampa che porta ad una chiesetta che chiude, con magnifico finale, questa escursione semplicemente unica.

Caratteristiche tecniche: MEDIO/FACILE circa 35 km per 450 m di dislivello, assenza pressoché completa di tratti tecnici ad esclusione delle due brevi rampe e del tracciato sabbioso lungo l’argine del fiume che in caso saranno percorsi a piedi (Non siamo in gara)

 

Vi aspetto e Buon divertimento

Facile / Medio



Cencelle e la Farnesiana

Descrizione: l'escursione, FACILE, ha come prima meta un maestoso ponte romano sul fiume Mignone che si raggiunge pochi minuti dalla partenza. Il luogo era sede di un mulino e oggi sede di una suggestiva oasi naturale. Dopo una piccola sosta si fa rotta verso l’antica Cencelle. Il percorso inizialmente su asfalto cambia attraverso un piacevole sterrato che scorre veloce fino all'unica difficoltà del percorso ovvero una salita che sale in progressione per alcune centinaia di metri e comunque mai proibitiva. Giunti nei pressi di un casale dismesso e lasciate le bici (portare un lucchetto per legarle in sicurezza) si procede a piedi per raggiungere l'antico Borgo. Ebbe lo scopo di offrire riparo agli abitanti di Centumcellae dopo la sua distruzione nel 854 a causa delle incursioni saracene. La sua storia fu breve dato che nell’889, dopo soli 35 anni con il terminare degli assalti, gli abitanti preferirono tornare e ricostruire ciò che oggi è l’attuale Civitavecchia. Arroccato su di un colle, a 168 m, lo sguardo potrà spaziare lungo la costa dove nelle giornate invernali sarà facile scorgere sulla destra Giannutri e la Feniglia fino a Capalbio. Di fronte e verso sinistra, la famosa rupe detta “Ripa Maiala” (fantastica protagonista di uno dei percorsi impegnativi più belli nel tolfetano da me proposti) un monolito di roccia che si staglia in un contesto collinoso e dove poco più in là sorgono i monti della Tolfa e l'abitato di Allumiere. Tornando a Cencelle questa si caratterizza per le mura con le diverse torri, i ruderi delle sue abitazioni e delle cinque chiese. Facile scorgere vie acciottolate e come ultimo regalo l'arco di una delle tre porte di accesso. Riprese le bici si continua, sempre su buon sterrato, con direzione “La Farnesiana” terza meta del giorno. Questo piccolo gioiello da non perdere rende speciale la sosta al borgo caratterizzato dal piccolo laghetto antistante. Riprese le mtb ecco che l’escursione volge rapidamente al termine. La facile discesa fino al punto di partenza ripercorre la via dell’andata regalando un punto di vista differente a questa facile e suggestiva gita.

Caratteristiche tecniche: escursione facile di circa 20 km. Parte da poco più del livello del mare e si snoda attraverso un percorso pressoché pianeggiante fino ad arrivare ad una salita di alcune centinaia di metri con punto più alto a circa 250 mt. (portare un lucchetto per legare le bici)

 

Vi aspetto e Buon divertimento

Facile

richiesta minima esperienza in mtb



Il Balcone sull'isola Eea

Premessa: Il “Parco naturale Regionale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi” si estende a cavallo delle Province di Frosinone e Latina, e interessa il territorio comunale di Amaseno, Monte S.Biagio, Castro dei Volsci, Pastena, Roccasecca dei Volsci, Sonnino, Terracina, Vallecorsa, Lenola e Fondi.

A lungo terra di confine, quest'area montuosa tra Lazio e Campania ha rappresentato nel corso dei secoli lo spartiacque tra il Regno di Napoli e lo Stato Pontificio. Tra i monumenti nei pressi del parco vi è la sontuosa abbazia di Fossanova, la cui costruzione durò dal 1163 al 1208. E’ un perfetto esempio del primo stile gotico italiano, più precisamente di una visibile forma di transizione dal romanico al gotico e può rappresentare un ottima occasione di visita terminato il giro in mtb.

Descrizione: percorso molto “impegnativo” da annoverare tra quelli di tipo montano. Il nome sottolinea la sua caratteristica più saliente ovvero l’essere una delle escursioni più panoramiche da me proposte. La sua lunghezza, circa 52 km, consiglia di fare molta attenzione alla gestione dell’energie anche perché la discesa finale di 10 km è veramente probante per il fondo a tratti sconnesso e sassoso. Partiti dal comodo parcheggio di un Bar/Stazione di Servizio, sfruttiamo subito uno stradello che passa davanti ad un ottimo caseificio (oltre alla mozzarella di bufala che è ottima ha molti prodotti di altissimo livello) per portarci velocemente verso il fiume Amaseno e la pregevole Chiesetta dedicata a Maria. In breve passando accanto ad una cava si inizia la prima delle due vere e proprie scalate della giornata. Mete di questa prima parte sono Roccasecca dei Volsci e il monte Curia. La salita benché su asfalto si presenta con lunghi tratti al 10% e costituisce gran parte degli oltre 1000 m di dislivello complessivi. Il tracciato aiuta a sopportare la fatica facendo scoprire man mano tutti i versanti del monte. La bella mola, sfruttata come fontana, da il benvenuto al paese menzionato e il bel palazzo Baronale, celato in un primo momento dalle case, è protagonista in una delle tante curve del percorso. Si continua a salire raggiungendo così il luogo motivo del il titolo dell’escursione ossia lo sp balcone naturale che affaccia sul Circeo (L’isola Eea di omerica memoria) e il bel golfo “Sereno” che unisce San Felice e Terracina. La quota si attesta sui 600 m. raggiunta in circa 18 km mostrando la natura del parco che va dalla macchia mediterranea, alle colture di olivo e al bosco di querce e sugheri. L’ambiente favorisce il volo dei rapaci che veloci scrutano la valle solcata dal fiume Amaseno in cerca di prede. Le rade pianure sono la casa del pascolo di mandrie brade bovine e ovine. Seguendo la lunga cresta del monte, radi sono gli incontri con le persone del posto che sembrano sentinelle e custodi di un territorio aspro e difficile ma di rara bellezza. Sinuoso il percorso, una volta mulattiera, arriva ad un vero e proprio passo sui 700 m. che dà seguito ad una divertente discesa nel bosco fino ad arrivare all’inizio della seconda scalata della giornata. Questa seppur più corta rispetto alla prima è interamente su sterrato con tratti in forte pendenza ma su buon fondo. Unica nel suo genere questa parte del giro dà la possibilità di poter salire fino alla cima e ridiscendere su due tracciati differenti regalando la visione di tutti i versanti della montagna. La vista dalla sommità ci svela i monti abruzzesi dell’omonimo parco offrendo così un quadro completo di questa splendida parte della nostra regione. Dopo una breve pausa si inizia finalmente a scendere in direzione Lucerna di Latina. Traversato il borgo che si trova su di un piccolo altipiano contornato da monti con folti boschi di faggio si procede velocemente fino ad affacciare sulla terza lunga e impegnativa discesa della giornata. Questa si distingue per i sui 10 tornanti, per il fondo a tratti sassoso a cui fare attenzione!!! (Non siamo in gara e il posto è veramente isolato).  Si percorre il versante nord del massiccio appena scalato accompagnati dal suono dell’acqua di un torrente che dà vita a piccole cascatelle. Riguadagnata la valle dell’Amaseno, in rapida successione s’incontra l’antica torre medievale che dà il nome alla contrada, le sorgenti del fiume citato e una successiva cascata per chiudere in bellezza questa splendida escursione.

Caratteristiche tecniche: percorso Impegnativo per: Lunghezza di circa 52 km;dislivello di circa 1200 m con pendenze in salita dal 10% al 20%. Tracciato che si divide quasi equamente tra asfalto e sterrato. Presenza quindi di strade secondarie e mulattiere asfaltate/sterrate. Attenzione alla discesa finale di più di 10 km con la parte in sterrata a tratti dissestata. (Non siamo in gara!)

Vi aspetto e Buon divertimento 

Impegnativo



Scalata al Sebastiani

Premessa: escursione impegnativa con caratteristiche prettamente montane dove l'allenamento per raggiungere la meta risulta determinante. Il percorso progettato su andata e ritorno lungo una ottima carrareccia consente di fermarsi, per chi lo desideri, presso uno dei tanti magnifici punti panoramici.

Descrizione: poco dopo Antrodoco, dove il velino divide e origina le sue gole e l'uomo edificava prima dell’anno 1000 l’abbazia dedicata ai SS Quirico e Giulitta, si trova il punto di partenza di uno dei percorsi maggiormente dedicati agli amanti della montagna. (La struttura Benedettina ora privata e dedicata a ristorazione ed eventi). Va specificato che l’obbiettivo è il rifugio dedicato ad Angelo Sebastiani presso il Terminillo da non confondere con quello in Abruzzo presso i Piani di Pezza. L’uscita parte da quota 526 m per raggiungere i 1820 m tramite una salita pressoché continua di 18 km che risulta nel complesso ben pedalabile. E’ vero che sono presenti alcuni tratti per rifiatare ma di contro anche strappi con pendenze del 18%. Il tutto porta  uno sviluppo altimetrico positivo di 1400 m di dislivello. Fondamentale sarà l’approccio cauto e la gestione  delle energie da ricercare senza accelerazioni inutili  e dando la possibilità alle gambe di scaldarsi progressivamente. La salita è del tipo che “non molla mai” ma siamo anche difronte ad uno dei tracciati che offre vedute tra le più spettacolari sui rilievi di Lazio e Abruzzo. Appena partiti il verde acceso dei boschi di querce avvolge e segue il Biker fino al paesino di Micigliano dove un prezioso fontanile dà la possibilità di scegliere di riempire le borracce con acqua di fonte o dell'acquedotto. Poco dopo il Borgo, già sui 1000 m, l’asfalto lascia il posto allo sterrato che in breve porta ad una terrazza naturale dove è sita la chiesetta dedicata a San Lorenzo patrono del paese. Il piccolo edificio, molto suggestivo, è a navata unica con portico antistante. Dietro l'altare un affresco rappresenta il diacono Lorenzo con in mano la graticola, simbolo del martirio, affiancato da S. Stefano. Il punto è cruciale perché da qui si prende quella che è la sterrata che con una serie infinita di tornanti scala letteralmente il lato nord est del Monte Valloni. Si procede tra abeti, faggi e in primavera anche con la tavolozza di mille colori e forme dei fiori di montagna. Terminati i tornanti, la salita continua più cattiva con un primo lungo traverso che sinuoso arriva ad aggirare il monte sui 1700 m. Da qui senza soluzione di continuità si arriva al lato sud del Monte Elefante dove raggiunti i 1819 m si ha la possibilità di scorgerne anche la cima di 2015 m. Sempre in traverso e ora in discesa si giunge ad una curva che svela finalmente la meta del giro rappresentata dal bel rifugio già citato. Lo stabile, situato a quota 1820 circa, offre la mirabile vista della cresta sud est e della vetta del Terminillo con la Sella di Leonessa sulla destra. Dopo una meritata sosta si torna sui propri passi tenendo bene a mente il tracciato compiuto e apprezzando visuali spesso sfuggite durante l’andata. La discesa si presenta lunga e molto divertente con punti critici solo in alcuni tornanti (non è una gara, prudenza!). Pennellando le curve ecco l'ultimo veloce tratto su asfalto che conclude un escursione che sarà molto difficile dimenticare.

Caratteristiche tecniche: percorso impegnativo con lunghezza di 40 km.

Salita di circa 18 km di cui solo 5 su asfalto e con sviluppo altimetrico di 1400 m. Sterrato ottimo e discesa con pochi tratti complicati, dove la gestione intelligente dei freni sarà importante.

Vi aspetto e Buon divertimento 

Impegnativo



Ad un soffio dai 2000

Premessa: Giro IMPEGNATIVO ad un passo dalla nostra regione e che ha sviluppo ad otto tale da far apprezzare al meglio questo angolo di paradiso abruzzese. La natura prorompente e le montagne sono i veri protagonisti di questa escursione dove un buon allenamento e la giusta mentalità di approccio risultano determinanti.

Descrizione: si parte dalla “Casa degli alpini” (circa 1035 m) che offre un bel parcheggio ed è sita subito sotto il casello di Torninparte. (usciti dall’autostrada prendere a sinistra per Torninparte e procedere per 1,4 km, la casa è sulla sinistra) La partenza è in salita su asfalto in direzione di Campo Felice. La strada al mattino risulta ombreggiata e l’ampia banchina consente di procedere in sicurezza. Passati i 4 km che danno modo di scaldare i muscoli il percorso ha il suo vero inizio offrendoci subito il primo colpo d’occhio sul Monte Ocre. Da qui parte la splendida carrareccia che nella giusta stagione inebria col profumo di mille rose selvatiche. La direzione è quella che porta all’eremo si Sant’Eramo e da al 7 km la possibilità di rifornirci ad un bel fontanile. Si sale ed ad un tratto la vista cade sul mirabile versante nord del Velino e la sua riserva. Il bosco di faggi secolari affianca e abbraccia definitivamente il cammino; già un vero cammino perché mai come in altre occasioni si tratta di un percorso da fare con calma per avere la giusta freschezza nei momenti più duri. Poco più avanti dopo una serie di bivi che rendono sinuoso il tracciato ecco un netto cambiamento, la carrareccia cede il posto ad un vero sentiero di montagna. Procedere in sella risulta per il primo tratto proibitivo ma poco dopo si fa più accessibile e in breve si lascia alle spalle il bel bosco. L’ambiente, con il crescere della quota, si fa sempre più montano con il Monte Puzzillo (2174 m.) sulla sinistra, il passo ad un soffio dei 2000 davanti (per l’esattezza circa 1976 m) e il massiccio sulla destra che con il suo sviluppo ospita nel suo apice meridionale il rifugio Sebastiani. E’ il punto più duro, il valico dista circa un centinaio di metri ma si raggiunge solo accompagnando le bici a mano. (Attenzione, per chi possiede una E-Bike, è fondamentale avere il tasto “magico” che aiuta in queste situazioni in perfetta efficienza). Faticoso si ma arrivare in cima al passo lo spettacolo ripaga ampiamente lo sforzo svelando i monti di Campo Felice, il Rifugio Sebastiani arroccato e la magnifica parete nord est del Puzzillo severo gendarme a guardia del crocevia. In un primo momento scendere risulta problematico, niente tracce, ma con calma si passa la situazione (anche a piedi) e procedere su pendii vergini colorati dalla tavolozza dei fiori di montagna non ha prezzo. Dalla discesa libera si riacquista prima la sicurezza del sentiero e poi una la verde carrareccia dove un bel rifugio appare sulla destra. Aggirato il lato est del Puzzillo la discesa riprende veloce lasciando sulla destra le vecchie miniere di Bauxite. Il panorama cambia e l’ampia piana di Campo Felice diventa protagonista con l’albergo ristorante che offre un buon punto per una meritata sosta. La sterrata prosegue ora tranquilla mantenendosi sui 1500 m. con la bella vista del lungo e frastagliato versante nord del Puzzillo con la piana che si allunga fino al passo della Chiesola a 1633 m. Dopo circa 400 m. su asfalto ecco riprendere la sterrata che in picchiata rientra nel bosco per proseguire con un lungo saliscendi ad assecondare la morfologia dei colli. Ecco che giunti ad una piccola radura la quiete di questa parte del giro muta bruscamente con una esaltante discesa di 6 km. Il fondo e buono ma a tratti ripido e una piccola pausa la dà il piccolo pianoro che ospita il bel rifugio alpino Cerasolo. Ripresa la picchiata d’improvviso ecco la strada che in pochi metri riporta alla Casa degli Alpini.
Caratteristiche tecniche: escursione impegnativa con caratteristiche prettamente montane.
Dislivello di poco più di 1250 m. Lunghezza di circa 40 km. Punto più basso a circa 1035 m e più alto a circa 1980 m. Presenza di tratti in salita e discesa da percorrere a piedi. Fondo sterrato per lo più ottimo, parte su asfalto di circa 5 km.

 

Vi aspetto e Buon divertimento 

 Impegnativo