L'Anello di Casamaina

Premessa: giro impegnativo di tipo montano. L’esperienza scialpinistica mi ha suggerito una bella escursione nei pressi del Monte d’Ocre e Cefalone con splendidi panorami sul Corno Grande, sul massiccio di Campo Imperatore e sul Velino.

Un piccolo suggerimento partire con il passo giusto senza forzare l’andatura farà la differenza nella salita finale del giro.

Descrizione: l’anello parte da Casamaina, piccola frazione di Lucoli, facilmente raggiungibile seguendo la strada che porta a Campo felice. Un comodo parcheggio ci aspetta nei pressi di un ottimo ristorante/B&B (Ginepro d’Abruzzo) che può risultare molto utile. Il giro si divide in tre parti: la prima caratterizzata da una lunga salita a tratti ripida, la parte centrale con la divertente discesa fino a Lucoli Alto e la terza parte con la dura salita fino a ritrovare Casamaina. S’inizia a circa 1350 m a seguire la statale che attraversa il paesino per rifornire le borracce ad una fontana. Va specificato che l’escursione presenta diverse fonti d’acqua d’ottima qualità Questo breve tratto asfaltato sarà praticamente l’unico che s’incontra è che aiuta a scaldare progressivamente i muscoli in vista delle ripide salite sterrate. Parlando di fredde cifre il percorso annovera ben 1130 m di dislivello per circa 30 km facendo intendere il livello di difficoltà. Lasciato, in breve, l’asfalto per lo sterrato si entra nel bel bosco di faggi che lascia presto il posto alla parte più montuosa del giro. Un bel fontanile che prende l’acqua da una fredda e limpida sorgente, dà la possibilità di ammirare Pizzo Cefalone 2142 m con la sua complessa morfologia. La vista verso Casamaina dà la proporzione di quanto si è saliti ma come accennavo da questo punto il percorso si complica. Infatti, fatta rotta verso gli alti pascoli del Monte d’Ocre e al laghetto di Casamaina, la sterrata s’impenna a toccare pendenze del 22%! Passato un valico, si procede verso la piccola valle sede del lago citato. Questa rappresenta una vera perla nascosta dai monti e non si può che rimanere meravigliati da tanta bellezza e dalla pace che vi si respira. Il luogo infatti è meta di mandrie di cavalli e mucche con un bel rifugio(purtroppo in pessime condizioni). Dopo una meritata sosta si torna per un piccolo tratto sulle proprie tracce per poi piegare e raggiungere il punto più alto e panoramico del giro a quota 1865 sede di un piccolo rifugio. Il punto segna la fine della prima parte del giro con salita di circa 11 km per dar seguito alla parte centrale caratterizzata da una lunga discesa di circa 10 km. Questa prevede anche tratti di una certa difficoltà tecnica dove scendere a piedi non è un’opzione da scartare. (NON SIAMO IN GARA). Dal lato naturalistico non si può che sottolineare la bellezza della Vallescesa sui 1460 m. L’assenza d’infrastrutture la parete de Il Monte 1620 m completano questo angolo di Paradiso dove la strada spesso si confonde con i prati colorati dalle mille sfumature dei fiori alpini. Ad un tratto, come d’incanto, ecco Lucoli Alto con la Chiesa di San Michele Arcangelo sul piccolo colle sovrastante. Nella sua semplicità non si può che paragonarlo ad un piccolo presepe ai piedi del bel Monte Orsello che domina la stretta valle con i suoi 2043 m. Rifornite d’acqua le borracce al piccolo fontanile si continua a scendere verso il fondovalle dove s’imbocca la bella sterrata per la Chiesa del Ponte. La minuscola Cappella è ridossata ad un monolite di roccia che la sovrasta quasi ad abbracciarla. La stessa risulta poi adagiata sopra un ponticello ad arco che nasconde una fonte zampillante d’acqua purissima. Questo quadro idilliaco da inizio alla terza ed ultima parte del giro che porta a Casamaina e al punto di partenza. Come dicevo in premessa qui si deve dar fondo alle energie visto che la durezza della salita di 5 km si svela presto alle gambe già messe alla prova. Si segue il corso di un torrente che con i suoi salti e le sue curve sembra giocare a nascondino facendo sentire a tratti la sua voce. La sterrata dà l’ultima sferzata con una serie di tornanti dove la pendenza dal 10% al 20% e il fondo irregolare accentuano la concentrazione nella scelta della traiettoria. Finalmente si arriva ad un incrocio con la strada asfaltata che in breve dopo un ampio curvone attraversa il paesino di Casamaina.  Sicuramente, come spesso accade nei percorsi di tipo montano, una volta tornati al parcheggio si stenta a credere alla reale lunghezza di questa escursione in questo bell’angolo d’Abruzzo dove la mente e il cuore ne faranno tesoro.

Vi aspetto e Buon divertimento

 Impegnativo



Anello della Tolfa - variante

Premessa: il giro MEDIO IMPEGNATIVO nasce dall’esigenza di aggiornare e aggirare i molti ostacoli che purtroppo, negli anni, hanno reso quasi del tutto impossibile compiere splendidi percorsi tra cui anche quello intorno a Tolfa e i suoi Monti.

 

Descrizione il punto di partenza è il già collaudato ampio slargo sulla provinciale per Allumiere in corrispondenza dell’incrocio per la località “La Bianca” (il punto è indicato da una grande insegna turistica).

Da qui, seguendo le motivazioni elencate in premessa, lascio alla mia fantasia una serie di possibilità tutte validissime che prevedono il passaggio presso antichi eremi, i siti delle storiche cave di allume o le ferriere di Tolfa. Si tratta di segmenti di percorso molto diversi tra loro con difficoltà più o meno accentuate che assecondano il periodo in cui viene fissata la data di partenza. In breve si possono scoprire angoli sconosciuti della nostra regione legati a vicende e periodi storici in un contesto naturalistico unico tra foreste di faggi, querce e Castagni. Terminato il primo terzo del giro si entra nella parte più dolce della gita su strada semiabbandonata e ottimo sterrato. Con le mtb si compie un lungo abbraccio ai monti della Tolfa fino ad arrivare al borgo della Farnesiana. Si procede così in piacevole saliscendi con vista mozzafiato dapprima sulla Rocca di Tolfa, per passare poi sulla valle del Fiume Mignone per poi scorgere il Monte Fogliano (presso il Lago di Vico) e il paese di Montefiascone (presso il lago di Bolsena). Progressivamente si perde quota, si cambia esposizione e temperatura e da un paesaggio pressoché montano si arriva ad accarezzare le dolci colline della maremma laziale Proprio in questo contesto si trova il pregevole e minuscolo borgo della Farnesiana tappa del nostro girovagare. Questo è caratterizzato dalla Chiesa neogotica, dal piccolo laghetto e dagli antichi granai. Dopo una adeguata sosta per apprezzare la bellezza del luogo e un buon caffè si riparte per affrontare l’ultima e impegnativa parte dell’anello. Si tratta di una salita di 7/8 km a tratti ripida su fondo perfetto (si tocca e si supera il 15%). Si riguadagna, nello splendido bosco, i quasi 600 m persi in precedenza. In autunno la fitta macchia mediterranea si colora del rosso acceso degli ottimi frutti del corbezzolo. Si raggiunge il crinale e affrontati gli ultimi strappi si arriva presso Allumiere e quindi al punto di partenza di questo anello che rimarrà ben inciso nella mente e nel cuore di chi avrà avuto la fortuna di viverlo.

Caratteristiche tecniche: come già spiegato data la molteplice diversità iniziale del tracciato il percorso è inquadrato tra quelli medio impegnativi. Il dislivello può variare da un minimo di 700 m ad un massimo di 850. La lunghezza si attesta sui 40 km. La difficoltà tecnica di guida può variare ma rimane di natura media con dei piccoli tratti più impegnativi che sarà mia cura segnalare.

 

Vi aspetto e Buon divertimento

Medio / Impegnativo



L'Anello di Scoppio

 

Premessa: quasi al confine tra Lazio e Umbria si snoda, fra i Monti Martani, il percorso impegnativo che mira far conoscere una serie di piccoli borghi medioevali fra cui spicca il paese fantasma di Scoppio Vecchio.

 

Descrizione: il percorso impegnativo, di tipo montano, si sviluppa nelle cosiddette terre Arnolfe* e parte dall’ampio parcheggio delle terme di Amerino (300 m. s.l.m.) presso Acquasparta in provincia di Terni (Umbria). Facilmente raggiungibile dall’uscita omonima della SS 3 bis. (E45), il giro ha una lunghezza di circa 48 km con dislivello di 1100 m. E' presente un tratto duro in salita di circa 200 m. da fare a piedi. Tutto ciò suggerisce una gestione oculata delle proprie energie con conseguente buona forma fisica per i possessori di MTB mentre per le E-BIKE raccomando un’ottima carica e gestione della potenza con il riguardo alla funzionalità walk.  

Da sottolineare la presenza di fontanelle nella prima parte e nel finale di percorso.

Dalle Terme si segue la strada che va a scoprire Acquasparta annoverato tra i borghi più belli d’Italia dove, nella Piazza dedicata a Federico Cesi, si può degustare un ottimo caffè/colazione. Una volta usciti dalla Porta Romana si percorre la via Tiberina che si lascia presto per un primo sterrato e una ripida rampa che arriva al borgo di Portaria (470 m. s.l.m). L’intento è quello di far vivere queste perle sospese nel tempo incastonate nelle foreste dei Monti Martani già protagonisti del giro con partenza da San Gemini. Si va così ad integrare ,in maniera ottimale, la conoscenza della zona. Il prossimo obiettivo, Casteldelmonte (642 m. s.l.m.), si raggiunge con salita agevole su stradello prima asfaltato e poi sterrato dal 10 chilometro. Il minuscolo borgo si trova praticamente sul valico in posizione strategica tra Todi e Spoleto che lungamente ne contesero l’appartenenza. Alla fine fu sottomesso a Todi, le cui insegne cittadine si trovano ancora sulla porta della torre del piccolo centro storico (lo stemma dell'aquila). Originariamente un castello, nel XV secolo venne trasformato nella forma attuale. Dopo un saliscendi che tocca gli 800 m di altezza nel lussureggiante verde delle querce e dei faggi si arriva a lo Scoppio che dà il nome al giro (640 m. s.l.m.). Posto a picco sul Fosso della Matassa, lo Scoppio di Acquasparta è un suggestivo borgo che deve al nome proprio alla sua posizione: quello scopulus che definiva per i latini una rupe sconnessa o scogliera. Da annoverare la Chiesa di San Michele Arcangelo, edificata attorno al XI-XII secolo con l’altare che conserva la simbologia dell’Ordine dei Cavalieri del Tempio di Salomone e affreschi di Piermatteo Piergili risalenti al 1576. Dopo una sosta meritata si affronta la parte più ostica del percorso che va a toccare anche la quota più alta di circa 915 m. Una volta superato il valico si arriva al bel Rifugio Terzo San Severo affiancato da un laghetto artificiale con ottima visuale sul versante Spoletino. Anche qui il verde di questi monti cela un prezioso sito archeologico risalente al neolitico. Trattasi di un’antichissima costruzione di pietre disposte in circolo simile alla nota Stonehenge. Finalmente si inizia a perdere quota con decisione fino ad una carrareccia che con fondo a tratti sconnesso prima risale per poi piombare con una serie di tornanti sul borgo di Colpetrazzo. Praticamente un Castello del 1300 rimasto intatto fino ai giorni nostri. Riempite le Borracce (300 m.s.l.m) si continua a scendere veloci per giungere a prendere una provinciale che si lascia per seguire dopo un piccolo guado (229 m.s.l.m.) l’antica via Flaminia. La si percorre per un bel tratto con passaggio all’ultima chicca del giorno il ponte Fonnaia databile al 220 a.C. La poderosa costruzione viaria, ad una sola arcata a tutto sesto obliqua rispetto alla direttrice del ponte, costruita in grossi blocchi di travertino squadrati e dotati di bugnatura. Il ponte ha una larghezza di 20 metri ed è alto circa 10 metri e si presenta nella veste assunta dopo i restauri di età augustea (27 d.C.). In breve ecco la provinciale che con l’ultimo km raggiunge Acquasparta e quindi il punto di partenza di questo splendido itinerario nella verde Umbria.

Caratteristiche tecniche: percorso impegnativo di tipo montano con lunghezza di circa 48 km e dislivello di circa 1.100 m. Sono presenti 2 salite principali con la seconda in parte da affrontare a piedi (200 m). In questo percorso, visto il fondo quasi perfetto, si può mantenere una pressione alta degli pneumatici. Il fondo sterrato copre quasi l’80 % del tracciato. 

* Terre Arnolfe, gruppo di castelli fra Terni, Narni e Spoleto, così chiamati da un antico signore, un conte Arnolfo di origine germanica, soggetti al duca di Spoleto. L’unità amministrativa fu mantenuta anche dopo la donazione fattane alla Chiesa da Enrico II (1014) e confermata da Rodolfo d’Asburgo (1278).

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Impegnativo



Valle del Treja, Calcata e Chiesa di Santa Maria

Premessa: l’escursione, MEDIA, in questa occasione annovera anche la visita all'area archeologica di Castelvecchio con la torre e i ruderi della chiesa di Santa Maria.

Descrizione: Partiamo dal piccolo paese di Campagnano Romano traversando la porta monumentale che dà accesso al centro storico (precluso al traffico). Seguiamo il corso che dopo poco ci dà la possibilità di percorrere un lungo tratto della via francigena. Siamo nel Parco di Veio che annovera tra le sue gemme la valle del Treja (anche questa eletta a parco). La strada scende ripida giù dal paesino ma su asfalto praticamente perfetto. Seguiamo la strada che segue la valle e dopo i primi km tra vecchi casali iniziamo una serie di saliscendi con tratti in sterrato e asfalto. Un breve strappo e ci troviamo in cima ad un colle. La vista è magnifica, Il monte Soratte si staglia come un’isola sulla piana del Tevere, scorgiamo le forre che si diramano dalla Valle del Treja e in fondo la Sabina e i Lucretili. Ora si scende ma dopo un tornante notiamo una scalinata che s’inerpica, dritta, tra rocce scoscese. È un invito che assecondiamo e una piccola ma sorprendente necropoli etrusca ci aspetta. Da qui, tra le fronde di alberi maestosi, vediamo la nostra prossima meta la piccola Calcata. Lasciamo la comoda sterrata per seguire la parte più selvaggia di questo nostro peregrinare nel parco. Siamo sul ciglio di una forra protetta da un corrimano e scendiamo lentamente godendoci lo spettacolo. Raggiunto il torrente (parte dei tanti che confluiscono nel Treja) ne seguiamo il percorso fino a sbucare sulla provinciale. Iniziamo a risalire e in breve eccoci alla piccola gemma del nostro giro, Calcata con il suo borgo medievale intatto. Ci accoglie la piazzetta con la chiesa dedicata al SS. Nome di Gesù e la curiosità ci spinge a perderci tra i minuscoli vicoli con i piccoli negozi e dove la vista sulla valle del Treia è imperdibile. Lasciato il borgo ci dirigiamo con ripida discesa da fare accompagnando la bici a piedi, verso Castelvecchio e la sua area archeologica. Attraversato un ponticello e lasciate le bici (portare un lucchetto per legarle), procediamo per poche centinaia di metri dove la splendida torre, i resti della chiesa di Santa Maria, lo spettacolare balcone naturale su Calcata ci aspettano. Siamo pronti a tornare a Campagnano tralasciando il sentiero percorso poco prima e risalendo sull’ ottimo sterrato della via francigena. Incontriamo il “tempio di monte li santi” e aggiriamo il colle fino a ripercorrere la strada fatta all’andata ma cambiata la prospettiva scopriamo il paesaggio da altre angolazioni.

E ora dove siamo finiti?

Questa è probabilmente la nostra reazione quando, dopo un piccolo dosso, siamo catapultati nel rombo e alle sfide contro il tempo dei piloti che sfilano nel circuito di Vallelunga intitolato a Taruffi. Lo so, qualcuno storcerà la bocca ma si vede una bella curva e sarà molto difficile non soffermarci ad aspettare qualche bolide affrontare e percorrere quel tratto al limite. Siamo al termine del nostro giro che ci ha regalato tante emozioni e raggiungendo l’obiettivo a cui tengo che è quello di unire arte, storia, natura praticando sport.

 

Caratteristiche tecniche: la lunghezza di circa 30 km, con dislivello complessivo di circa 600 mt e un tratto in sentiero con via obbligata, ci regala un percorso di media difficoltà che può, con le dovute cautele, essere affrontato da tutti. È un’ottima possibilità per chi voglia salire il gradino della difficoltà e aprirsi a tutta un’altra serie di escursioni.

 

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Medio